lunes, 10 de agosto de 2020

 

L'OSPEDALE ITALIANO

La storia sconcertante di una strategia politica - con Covid19 e tattiche di business incluse - che ha escluso la comunità italiana in Venezuela dagli aiuti e i servizi sanitari

 

Gli italiani residenti in Venezuela - circa 140.000 in totale-ma in calo a causa dell'effetto migratorio - sono colpiti dai molteplici problemi che affliggono il paese un tempo vivace del Sud America.

Chiusure aziendali, svalutazione della moneta; Insicurezza giuridica e personale, inefficienza dei servizi pubblici, difficoltà di accesso (scarsa qualità) ai sistemi sanitari, pensioni risibili che non superano i 2,00 USD al mese e molte altre difficoltà erano e sono il pane quotidiano . Come se ciò non bastasse, un terrificante processo inflazionistico - il secondo più alto al mondo - mantiene la valuta, il Bolivar Sovrano, in contapposizione al potere d'acquisto dei cittadini, a beneficio delle valute forti, in particolare del dollaro USA.

Ciò minaccia la qualità della vita di tutta la popolazione.

E gli italiani, ovviamente, non fanno eccezione.

 

 UNA PICCOLA STORIA.

Spinto dalla situazione e con l'approvazione di "La Farnesina" (Ministero degli Affari Esteri) dell'epoca, nel 2016 le autorità dell'Ambasciata e del Consolato in Venezuela hanno deciso di intervenire in beneficio della comunità italiana, per alleviare la situazione causata dalla significativa crisi economica locale, in particolare in materia di salute.

Per raggiungere questo obiettivo, è stato firmato un accordo con un amministratore sanitario ad hoc - B.O. Medical S.A. (* BOMsa) - ed è stata istituita una politica generale di assistenza a integrazione delle funzioni dell'Ufficio Assistenza Sociale del Consolato Italiano (* OASCI), che mancava del personale e delle funzionalità operative sufficienti per occuparsi di tale scopo.

Questo accordo ha funzionato per più di tre anni. Era semplice, di facile applicazione, denominato in valuta ufficiale (Bs.S) ed è arrivato a servire a pieno più di 1.100 italiani colpiti dalla crisi. La procedura è stata rapida: la richiesta è stata fatta all '* OASCI; il caso è stato valutato e l'assistenza richiesta è stata autorizzata o meno.

Di conseguenza, la Comunità italiana godeva di servizi sanitari buoni, completi, concreti, rapidi, efficaci e verificabili. Tutto questo derivava dalla politica del welfare dello Stato italiano, applicata nei tempi e correttamente.

  

2019. L'ANNO DEL CAMBIAMENTO.

Con i cambiamenti politici in Italia dalle elezioni del marzo 2018, era quasi naturale aspettarsi variazioni nella politica estera italiana. Uno di questi ha interessato i programmi di assistenza e salute attuati in Venezuela.

Di conseguenza, la Comunità italiana - ignara di tutto quanto sopra - ha smesso di ricevere, senza preavviso e immediatamente, sia i servizi medico-assistenziali, sia gli aiuti di medicinali e altri aiuti aggiuntivi.

Tutto ciò senza che il Consolato Generale stabilisse un sostituto funzionale e operativo - anche se provvisorio - per evitare le terribili conseguenze che tale politica recava sia per la salute che per la vita stessa delle persone con casi delicati o gravi.

Questa realtà, che non è stata riconosciuta da coloro che conducono gli affari dello Stato italiano in Venezuela (come visto dall'approccio erratico al problema), è stata esacerbata dall'apparizione della pandemia di COVID19.

 

LA SOLUZIONE STA ARRIVANDO, aspetta.., aspetta: L'OSPEDALE ITALIANO!

Con gli animi accesi dall'assenza di un sistema di assistenza alternativo, nel febbraio 2020 si è tenuto un incontro presso il Centro Venezuelano Italo a Caracas (* CIV) per rendere ufficiale, con batteria e piatti, la creazione e lo "start-up" del È appena apparso il concetto dell'ospedale italiano.

Hanno partecipato all'evento funzionari del Corpo diplomatico, consolare e inviati speciali della Farnesina, nonché uomini d'affari, giornalisti, dirigenti, membri del Club e il pubblico in generale.

Lì, tra discorsi grandiosi, concetti generali, schizzi, storie e altre formule motivazionali aggiunte con affermazioni volontaristiche (c'erano persone che offrivano "denaro e finanziamenti immediati" oltre ad altre medaglie ingannevoli) il Progetto è stato presentato. L'atto si è concluso con la nomina di un consiglio di amministrazione ad hoc per realizzare l'idea.

Ma l'unica verità era che la Comunità italiana che beneficiava del sistema sanitario precedentemente implementato non avrebbe ancora assistenza sanitaria, medicine e supporto.

Poiché le aspettative create erano così alte, i connazionali colpiti hanno subito una delusione:

"Sono promesse pure" - La signora Magdalena, un'anziana signora, mi ha confessato dalla sua sedia a rotelle - "Questi signori sembrano il governo qui; sono chiacchiere ...  Dove posso andare domani se mi succede qualcosa, Lei mi puo dire? "

  

INTERVISTA AI RESPONSABILI.

Preoccupato per l'esito dell'incontro e preoccupato per gli italiani il cui ricorso quasi unico è stato l'assistenza fornita dal Consolato (oltre alle poche risposte specifiche sul tema centrale dell'incontro e all'inevitabile lungo termine che l'idea dell'Ospedale Italiano ha significato ), Ho richiesto colloqui urgenti sia con l'Ambasciatore che al Console e ad altri funzionari per chiarire la portata del progetto in fase di elaborazione. Tutti, tranne il nuovissimo presidente del progetto, Nello Collevecchio, hanno voluto essere intervistati e presentare i loro punti di vista.

Nel frattempo, la pandemia di coronavirus ha cominciato a prendere forma in Italia e in quasi mezzo mondo.

 

L'AMBASCIATORE parla...

L'ambasciatore in carica, il signor Plácido Vigo, il primo che ho intervistato, è stato cordiale, asciutto e schietto con un monologo che ha dato spazio solo ad alcune domande: ha ripetuto ciò che aveva già detto nel * CIV due settimane prima: ha elencato i potenziali benefici di un ospedale, ha ribadito che in altre parti del mondo aveva dato ottimi risultati e ha affermato che non ci sarebbero stati cambiamenti sostanziali. Concluse dicendo che gli italiani "in uno stato di indigenza" sarebbero stati assistiti, ma dovevano presentare una nuova richiesta formale al Consolato e che avrebbero valutato ogni caso in quella sede.

Nell'intervista - registrata con il suo consenso - l'Ambasciatore Vigo non ha mai risposto chiaramente a cosa sarebbe accaduto agli italiani con cure in corso o in stato d’imminente necessità e che solo due o tre mesi prima erano stati curati da * BOMsa mentre ora non erano protetti. A questo punto ho chiesto una versione -quasi un pettegolezzo- secondo cui l'ospedale "San Juan de Dios" (una prestigiosa istituzione medica locale) avrebbe reso i suoi servizi alla comunità, ma il signor Vigo ha risposto che né lui né l'Ambasciata avevano ancora definito nulla sull'argomento.

La segretezza mostrata, l'approccio al progetto “Ospedale Italiano” come soluzione e l'assenza di risposte concrete su quanto si sarebbe fatto in quel momento per gli italiani e la loro salute, hanno confermato la visione precedente: l'Ambasciata non aveva un piano articolato e operativo per sostituire la fornitura di servizi medici precedenti; che l'atteggiamento aveva come linea guida fondamentale (e segreta) l'eliminazione dell'aiuto generale che era stato fornito e, infine, che d'ora in poi il * OASCI avrebbe affrontato esclusivamente casi di necessità estrema o acuta, o quello che chiamano lo "Stato di indigenza".

Il concetto di “ospedale italiano” era quindi un'idea vaga, grossolana e incipiente,  senza alcun peso oltre al fatto di esistere (e operare) in alcuni paesi del mondo.

Di fronte a tali dubbi, ho richiesto informazioni -via mail- a * OASCI, al fine di conoscere l'iter formale necessario per richiedere assistenza medica o ausilio di qualsiasi tipo.

La risposta è stata una nota breve e cortese più un modulo allegato da compilare: cinque (5) pagine intere con requisiti formali per informazioni dettagliate sul richiedente e sul suo intero gruppo familiare nel paese o all'estero. Beni, possedimenti, conti, cartelle di fotocopie di documenti, dichiarazioni ufficiali e audit. Circa 45 documenti, oltre a referti medici validati e certificati. Tutto ciò preceduto da una dichiarazione firmata in originale in cui lo "stato di indigenza" viene assunto e dichiarato e susseguente richiesta dell'OASCI di  assistenza medica o qualsiasi altro tipo.

Poi ho appreso che, in alcuni casi, è possibile sostituire alcuni di questi documenti mediante un Affidavit che deve essere redatto e firmato dal richiedente e (o) dai suoi parenti stretti.

Tutto quanto sopra in un Venezuela classificato sia dall'Organizzazione degli Stati americani (OAS) sia dall'Unione Europea (UE), oltre a circa 53 paesi - che non include l'Italia, tra l'altro - come profondamente colpiti da una "complessa emergenza umanitaria" .

 

COVID 19 ARRIVA insieme alla tempesta pandemica

A Wuhan, un virus sconosciuto ha ucciso un medico, le autorità hanno prestato poca attenzione e scoppia una pandemia che ha offuscato le celebrazioni per il capodanno cinese il 25 gennaio.

Inoltre, dato l'immenso traffico di viaggi, scambi culturali, sociali e commerciali (oltre all'enorme volume di esportazioni dalla Cina al mondo), il cosiddetto Covid19 si è diffuso in tutto il mondo come un incendio.

In primo luogo l'Italia. La virulenza della malattia ha costretto una quarantena parziale dall'8 marzo. Seguita poi dalla Spagna (15 marzo), dagli Stati Uniti e da altri 26 paesi.

Il governo del Venezuela, assalito da problemi interni di produttività e approvvigionamento di merci, cerca di approfittare politicamente della questione e dichiara una quarantena - quasi senza contagi o morti - il 16 marzo.

Metà del mondo rallenta volontariamente sperando che si trattasse soltanto di "un altro ceppo influenzale" sperando in un prossimo protocollo per combattere la malattia.

Le popolazioni erano limitate e le normali attività sociali, sportive e commerciali sono diminuite di oltre il 75%. Il mondo inizia a congelare e non c'è problema più importante di Covid19.

La situazione non migliora, la pandemia e la conseguente quarantena aumentano e le richieste della Comunità italiana in Venezuela entrarono - forzate dalle circostanze - in una fase di "time-lapse" o di attesa in tempo.

Ma l'idea dell'Ospedale italiano mantiene il suo corso, così come la decisione (mai apertamente riconosciuta) di porre fine al precedente programma di aiuti.

Pertanto, le conversazioni con l'ospedale San Juan De Dios si sono concluse bruscamente, senza spiegazioni. Ma a causa della pressione esercitata dagli italiani, sia l'Ambasciata che il Consolato hanno lavorato in parallelo su un'idea transitoria e palliativa che avrebbe abbassato le tensioni esistenti con i cittadini italiani - gravemente colpiti dalla crisi di Covid19 e dall '"Effetto Venezuela" - e il nuovo politiche emanate da Farnesina.

In quel periodo fa la sua apparizione pubblica il Dott.Javier Soteldo, Chirurgo Specialista in Oncologia, Vice Presidente della Società Anticancro, Consulente Medico dell'Ambasciata, professionista con una lunga e riconosciuta carriera e molto legato alla comunità italiana, visti i suoi anni di esperienza, residenza e lavoro in Italia.

Il dott. Soteldo – il quale ho intervistato a lungo - ha presentato un progetto sanitario con un sistema di assistenza provvisorio e semi-privato per cittadini italiani chiamato “Salud Italia” , spiegato sul sito web www.saluditalia.com  dove il lettore può trovare maggiori dettagli.

 

UNA NUOVA CONSOLLE. ACES SOTTO LA MANICA. E .., L'OSPEDALE ITALIANO!

Nel luglio 2020, con otto lunghi mesi senza definizioni o fornitura regolare di servizi sanitari o assistenza al di fuori della consueta cifra ufficiale di "situazione di indigenza" richiesta dall'OASCI *, la situazione diventa insostenibile.

I cittadini hanno protestato con ogni mezzo: per iscritto, sulle reti, individualmente o in gruppo. Sono intervenuti diversi rappresentanti di partiti politici italiani. Il dispiacere era in aumento e più frequente. Le persone richiedevano attenzione immediata.

In questo contesto, nel mezzo di una "quarantena radicale" imposta nuovamente dal governo venezuelano, l'8 luglio ho intervistato il sig. Nicola Occhipinti, il nuovo Console Generale d'Italia.

Abbiamo deciso di effettuare l'intervista alla "vecchia maniera", parlando, prendendo appunti e senza registrare. Entrambi ci siamo impegnati nel rigoroso attaccamento a ciò che è stato discusso. Il Console Occhipinti, loquace, amichevole e fluente in spagnolo, esperto nella professione diplomatica e figlio di diplomatici, proviene dal Consolato in Brasile, oltre che anche in Argentina e in altri paesi. Parliamo molto e su vari argomenti. Tutto ciò che si è discusso è, a supporto, sul mio taccuino.

Sebbene sia vero che Occhipinti fosse più aperto a trattare gli  argomenti previsti a causa della mancanza di attenzione per gli italiani in Venezuela, ha comunque mantenuto le linee principali già trattate dall'ambasciatore Vigo. Ha fatto dichiarazioni di principi: "dobbiamo assistere e aiutare i concittadini bisognosi". "Riconosco che c'erano alcuni difetti sia nostri che anche e soprattutto di * BOMsa"; "Questo consolato presterà attenzione a tutti coloro che lo richiedono e si registrerà nel formato * OASCI, anche nel caso di Covid19", ecc.

Lo "stato di indigenza" (persone che non hanno le risorse per mangiare) è riapparso come norma dominante che consentirebbe le conseguenti azioni di sostegno e aiuto da parte del consolato italiano.

Ha spiegato che lui stesso aveva firmato il 25 giugno, pochi giorni dopo l'entrata in carica, un piano di assistenza "gratuito" per la comunità italiana chiamato "Salud Italia" che il dott. Javier Soteldo aveva presentato. Ha insistito che tutti coloro che hanno presentato la richiesta sarebbero stati aiutati attraverso il sito Web del Consolato: https://conscaracas.esteri.it/Consolato_Caracas/it , ma che gli stessi avrebbero dovuto giustificare la richiesta.

Ha sostenuto che "molti italiani - furbetti – pur non avendo bisogno di aiuti, hanno approfittato dell'assenza di controlli e questo ha portato all’uso di risorse per coloro che non ne avevano bisogno, a discapito di tutti gli altri".

Occhipinti ha sottolineato che il piano dell '"Ospedale italiano" è stato mantenuto, anche se ha ampliato il suo concetto e portata: si pensava di  coinvolgere un gruppo di uomini d'affari e / o filantropi italiani ("Ho già alcune proposte da loro") per fornire i fondi necessari per trasformarlo in realtà, acquistando un edificio adatto esistente o costruendone uno nuovo. Sarebbero "i fondatori".

Disse che l'ospedale avrebbe fornito i suoi servizi a tutti gli italiani, con piani di pagamento e speciali. Anche verso altre nazionalità, compresa la popolazione locale, sempre nell'ambito di specifici accordi di scambio con i paesi interessati.

Inoltre, ha affermato che una delle sue missioni era quella di digitalizzare tutte le informazioni degli italiani nel paese e di aggiornare i dati che il consolato ha sui loro cittadini: "siamo terribilmente indietro in questo", nonché nell'aspetto della modernizzazione di tutti i servizi consolari. , eliminando le attese, evitando gli intermediari e risolvendo i problemi in viaggio per raggiungere l'efficienza richiesta dalla Comunità italiana in Venezuela.

Non molto di più

 

LE CONCLUSIONI

ASSISTENZA SANITARIA ALLA COMUNITÀ ITALIANA e "LO STATO DELL'INDIGENZA".

        Circa 1.100 pazienti documentati e approvati da * OASCI hanno smesso di ricevere cure mediche reali dal gennaio 2020. Il Consolato italiano non ha intrapreso consapevolmente alcuna azione - nemmeno provvisoria - per assistere i pazienti mentre, precedentemente, era in atto un altro sistema.

        L'ospedale italiano è un progetto mal definito senza concrezioni importanti o studi approfonditi. Nelle condizioni attuali dovrebbe essere analizzato nella sua portata e convenienza. Se fatto, dovrebbe essere spiegato in modo ampio e trasparente alla comunità.

        I medicinali sono stati consegnati attraverso un accordo diverso da quello della salute e sotto il diretto controllo del Consolato con le istituzioni donatrici internazionali attraverso registri telefonici e con il destinatario, la quantità e il nome dei beneficiari. Questo servizio, per motivi sconosciuti, ha cessato di essere fornito nel gennaio 2020 ed è stato riavviato solo da giugno 2020, a metà strada. Quasi 7 mesi dopo.

        Lo Stato italiano, attraverso La Farnesina, ha smesso di fornire questi servizi sanitari generali mediante azioni pianificate e deliberate, protette da regolamenti interni e decisioni politiche.

        L'assistenza consolare è attivata "conditio sinequa" solo mediante una dichiarazione volontaria di "lo stato di Indigenza" da parte del richiedente. I documenti da presentare - oltre 45 requisiti obbligatori - devono essere firmati e consegnati dagli utenti e dai familiari presso l'ufficio di assistenza sociale del Consolato.

§  A tutti gli effetti, la prestazione di servizi sanitari diventerebbe una concessione discrezionale dell'ufficio consolare e dei suoi funzionari, a seconda di considerazioni casuali che non sono state sufficientemente spiegate.

§  La documentazione da presentare è lunga e ridicola oltre che inutile, limitante, ingombrante e sbilanciata per una situazione di iperinflazione come quella del Venezuela.

        Le condizioni socioeconomiche della povertà generalizzata, tenendo conto del fatto che il salario minimo medio venezuelano non supera i 4,00 USD al mese e il paniere alimentare di base per una persona supera i 35,00 USD al mese.

        Inoltre, i servizi sanitari privati e i farmaci, sono estremamente costosi e aggravati dalla predominanza di COVID19 più misure di contenimento.

 

IN SINTESI.

L'attuale sentimento generale degli italiani in Venezuela è di impotenza da parte del loro paese di origine e dei funzionari responsabili della gestione delle risorse stanziate da Farnesina. La conclusione finale è che il Consolato Generale italiano, l'Ambasciata e le altre delegazioni ufficiali devono riesaminare urgentemente - e prendere decisioni rapide e coerenti - sullo stato generale della situazione della Comunità italiana in Venezuela.

 

RACCOMANDAZIONI DI BUONA FEDE.

L'Italia, il Venezuela e tutti i paesi del mondo, compresi quelli sviluppati ad ultrasuoni, attraversano una pandemia senza precedenti e imprevedibile, senza una cura efficace fino ad ora: il Covid19. Tale situazione colpisce oggi tutte le persone, ricche o povere, in tutto il mondo, con un impatto terribile sulla salute, sull'economia e sulla generazione di entrate adeguate.

La comunità italiana residente in Venezuela è molto colpita dalle difficili condizioni politiche, economiche, sanitarie e dall'assenza di servizi di base che il paese sta attraversando.

L'indagine ENCOVI (https://www.proyectoencovi.com/informe-interactivo-2019) condotta da tre importanti università nazionali, indica che oltre l'80% della popolazione si trova in uno stato di povertà e oltre il 50% in condizioni molto delicate o gravi.

In base a quanto detto, la mia raccomandazione in buona fede è che sia l'Ambasciata che il Consolato italiano in Venezuela astraggano dai loro piani originali (preparati tra il 2018/2019 senza pandemia COVID19 all'orizzonte) e si dedicino con profondità, peso e con azioni concrete e coerenti per fornire il necessario supporto all'intera Comunità italiana nel Paese, secondo i propri stati di bisogno. Senza tante scartoffie inutili, con analisi accurate, concrete, veloci e trasparenti. Per fare questo ci sono le risorse, i consulenti, le conoscenze ed i metodi.

Ho osservato in prima persona la buona disposizione e il profondo rispetto per i compatrioti da parte della maggioranza del corpo diplomatico italiano in Venezuela.

Resta solo da capire che questi sono tempi diversi e che dobbiamo agire in modo rapido e diligente.

Mi rendo disponibile.

Carmelo Casale, Giornalista.


miércoles, 5 de agosto de 2020

EL HOSPITAL ITALIANO

La desconcertante historia de una estrategia política – con Covid19 y tácticas de negocios incluidas- que dejó sin prestación del Auxilio de Servicios de Salud a la comunidad italiana en Venezuela.

 

Los italianos residentes en Venezuela -unos 140.000 en total pero en descenso por el efecto migratorio- son afectados por los múltiples problemas que aquejan al otrora boyante país sudamericano.

Cierre de empresas, devaluación de la moneda; inseguridad jurídica y personal, ineficiencia de los servicios públicos, dificultad de acceso (y baja calidad) a los sistemas de salud, pensiones risibles que no superan los US$2,00 mensuales y muchas otras dificultades eran, y son, el pan de cada día. Por si fuera poco un pavoroso proceso  inflacionario -el segundo más alto del mundo- mantiene a la moneda, el Bolívar Soberano, acorralado junto al poder de compra de los ciudadanos, en beneficio de monedas duras, especialmente el dólar americano.  Y de quienes tienen acceso a las divisas.

Ello atenta contra la calidad de vida de toda la población. Y los italianos, por supuesto, no son la excepción.

 

UN POCO DE HISTORIA.

Urgidos por la situación planteada y con aprobación de “La Farnesina” (Ministerio de Asuntos Exteriores) de la época, en 2016 las autoridades de la Embajada y Consulado de Italia en Venezuela decidieron intervenir para paliar la situación provocada por la importante crisis económica local en beneficio de la Comunidad Italiana, especialmente referida al ámbito de la salud.

Para ello se seleccionó una Administradora de Salud Ad-Hoc - B.O. Medical S.A. (*BOMsa) – y se estableció una política de asistencia general que complementaba las funciones de la Oficina de Asistencia Social del Consulado Italiano (*OASCI) que carecía del personal y la funcionalidad operativa suficiente para ocuparse de dicho fin.

Tal convenio  funcionó por más de tres  años. Era sencillo, fácil de aplicar, denominado en moneda oficial (Bs.S) y llegó a atender integralmente a más de 1.100 italianos afectados por la crisis. El procedimiento era expedito: Se hacía la solicitud a la *OASCI, se analizaba el caso y se autorizaba (o no) la asistencia solicitada.

En consecuencia la Comunidad Italiana disfrutó –era vox populi que se mostraban orgullosos de ello- de buenos, amplios, concretos, rápidos, eficaces y comprobables  servicios de salud. Todo ello derivado de la política asistencial del Estado Italiano, aplicada a tiempo y correctamente.

 

2019. EL AÑO DEL CAMBIO.

Con los cambios políticos ocurridos en Italia a partir de las elecciones de marzo de 2018, era casi natural esperar variaciones en la política exterior italiana.  Una de ellas afectó a los programa de asistencia y salud implementados en Venezuela.

De tal forma que empezaron los conflictos entre el Consulado y *BOMsa, con acusaciones de lado y lado que, por su extensión no caben en el presente trabajo. El resultado fue la no renovación del contrato de servicios en su fecha de vencimiento, diciembre de 2019.

Como resultado, la Comunidad Italiana –ajena a todo lo anterior- dejó de recibir, sin aviso previo y de la noche a la mañana, tanto los servicios médico-asistenciales como el auxilio de medicinas y otras ayudas adicionales..

Todo ello sin que el Consulado General, proveyera un sustituto funcional y operativo – aun cuando fuese provisorio-  para evitar las terribles consecuencias  que dicha política trajo tanto  para la salud  como para la propia vida de personas con casos delicados o graves.

Esta realidad, que no ha sido reconocida por quienes conducen los asuntos del Estado Italiano en Venezuela (tal como se aprecia por el errático abordaje del problema), se agravó con la aparición de la pandemia del COVID19.

 

YA VIENE LA SOLUCIÓN, espérela: ¡EL HOSPITAL ITALIANO!

Con los ánimos caldeados por la ausencia de un sistema de asistencia alternativo, en febrero de 2020 se hizo una reunión en el Centro Ítalo Venezolano de Caracas (*CIV) para oficializar,  con bombos y platillos, la creación y “puesta en marcha” del recién aparecido concepto del Hospital Italiano.

A la cita se presentaron los funcionarios del Cuerpo Diplomático, Consular y  los enviados especiales de la Farnesina, así como empresarios, periodistas, directivos,  socios del Club y público en general.

Allí, entre discursos grandilocuentes, conceptos generales, bocetos, historias y demás fórmulas motivacionales adicionadas con afirmaciones voluntaristas (hubo personas que ofrecieron “dinero y financiamiento inmediato” más otros aderezos efectistas) se presentó el Proyecto. El acto finalizó con el nombramiento de una junta directiva ad-hoc para llevar adelante la idea.

Pero la única verdad era que la Comunidad Italiana beneficiada por el sistema de salud previamente implementado seguiría sin disponer de la asistencia de salud, medicinas y apoyo.

Como las expectativas creadas fueron tan altas, los connacionales afectados sufrieron una decepción:

"Son puras promesas" -me confesó la Sra. Magdalena, una matrona de edad avanzada, desde su silla de ruedas- "Estos señores se parecen al gobierno de aquí; son pura cháchara… ¿Adónde puedo ir mañana si me pasa algo, me puede usted decir?”

 

 

ENTREVISTANDO A LOS RESPONSABLES.

Alarmado por el resultado de la reunión y preocupado por los italianos que tenían como casi único recurso la asistencia prestada por el Consulado (además de las pocas respuestas específicas sobre el tema medular de la reunión y el inevitable largo plazo que significaba la idea del Hospital Italiano), solicité entrevistas urgentes tanto al Embajador y al Cónsul como a otros funcionarios para clarificar los alcances del proyecto en ciernes. Todos, menos el flamante presidente del proyecto, Nello Collevecchio, estuvieron dispuestos a ser entrevistados y exponer sus puntos de vista.

La pandemia del coronavirus empezaba a tomar cuerpo en Italia y casi medio mundo.

El Embajador encargado, Sr. Plácido Vigo, mi primer entrevistado, fue cordial, seco y tajante con un monólogo que permitía pocas preguntas: repitió lo que ya había dicho en el *CIV dos semanas antes: enumeró los potenciales beneficios de un Hospital como el planteado, reiteró que en otros lugares del mundo había dado muy buenos resultados y afirmó que no habría cambios sustanciales. Confirmó que  los italianos “en estado de indigencia” serían atendidos, pero debían hacer una nueva solicitud formal al Consulado y que allí evaluarían cada caso.

En la entrevista - grabada con su consentimiento - el Embajador Vigo nunca contestó con claridad qué pasaría con los italianos con tratamientos vigentes o en estado de necesidad inminente y que apenas dos o tres meses antes habían sido atendidos por *BOMsa y ahora quedaban desprotegidos. En este punto pregunté sobre una versión -casi chisme- según la cual el Hospital San Juan de Dios (una prestigiosa institución médica local) prestaría sus servicios a la comunidad pero el Sr. Vigo respondió que ni él ni la Embajada tenían, aún, definido nada sobre el tema.

El hermetismo mostrado, el enfoque del proyecto “Hospital Italiano” como solución y la ausencia de respuestas concretas sobre qué se haría en ese mismo momento con los italianos y su salud, confirmó mi visión previa: la Embajada no disponía de un plan articulado y operativo para sustituir la prestación de servicios médicos previos; que  la actitud tenía como norte fundamental (y secreto) eliminar las ayudas generales que se prestaban y, finalmente, que en lo adelante la *OASCI se ocuparía exclusivamente de los casos de necesidad extrema o aguda, o lo que ellos denominan “Estado de Indigencia”.

El concepto del Hospital Italiano no era hasta allí, más que una idea vaga, cruda e incipiente sin mayor peso que el hecho de existir (y funcionar) en algunos países del mundo.

Ante tales dudas, solicité información –vía mail- a la *OASCI, con el objeto de conocer el proceso formal requerido para solicitar asistencia médica o ayudas de cualquier tipo.

La respuesta fue una breve y educada nota más un formulario adjunto para rellenar: cinco (5) páginas tamaño oficio con requerimientos formales de información detallada del solicitante y todo su grupo familiar en el país o el exterior. Bienes, posesiones, cuentas, cartapacios de fotocopias de documentos, declaraciones oficiales y auditorias. Cerca de 45 documentos, además de los informes médicos validados y certificados. Todo ello precedido por una declaración firmada en original donde se asume y declara el “Estado de Indigencia” y se solicita a la *OASCI ayuda médica o de cualquier otro tipo.

Luego supe que, en ciertos casos, se puede sustituir alguno de tales documentos mediante una Declaración Jurada que debe realizar y firmar el solicitante y (o) sus familiares directos.

 

Todo lo anterior en una Venezuela calificada tanto por la Organización de Estados Americanos, (OEA) y la Unión Europea (EU), más unos 53 países –que no incluye a Italia, por cierto- como afectada profundamente por una “emergencia humanitaria compleja”.

 

 

LLEGA EL COVID 19 y la tormenta perfecta.

 

En Wuhan un virus desconocido mató a un médico, las autoridades hicieron poco caso y como consecuencia se desató una pandemia que  empañó las celebraciones del Año Nuevo Chino del 25 de enero. También, dado el inmenso tráfico de viajes, intercambios culturales, sociales y de negocios (más el enorme volumen de exportaciones de China para el mundo) el denominado Covid19 se regó como la pólvora por todas partes.

 

El primer lugar europeo de llegada fue Italia. La virulencia de la enfermedad obligó a una cuarentena parcial desde el 8 de marzo. Le siguieron España (el 15), Estados Unidos y otros 26 países inicialmente.

 

El gobierno de Venezuela, acuciado por problemas de productividad y suministro de bienes,  intenta aprovechar políticamente el tema y declara una cuarentena –casi sin contagios ni decesos- el 16 de marzo. 

 

Medio mundo se ralentiza voluntariamente esperando que la pandemia fuese “una cepa de gripe más” con la esperanza que se obtendría pronto un protocolo de combate a la enfermedad.

Las poblaciones se confinaron y las actividades sociales, deportivas y de negocios normales decayeron en más del 75%. El mundo empieza a paralizarse y no hay tema más importante que el Covid19.

 

La situación no mejoró, la pandemia y consecuente cuarentena arreció y los reclamos de la Comunidad Italiana en Venezuela entraron –obligados por la circunstancia-  en una fase de “time-lapse” o de espera en el tiempo.

 

Pero la idea del Hospital Italiano mantenía su curso, así como la decisión (nunca reconocida abiertamente) de terminar con el programa de ayudas previo.

 

Así las cosas, las conversaciones con el Hospital San Juan De Dios terminaron abruptamente, sin explicaciones. Pero debido a la presión ejercida por los italianos, tanto Embajada como Consulado trabajaron en paralelo sobre una idea transitoria y paliativa que bajara las tensiones existentes con los ciudadanos italianos – muy golpeados por la crisis del Covid19 y el “Efecto Venezuela”- y las nuevas políticas emanadas desde la Farnesina.

 

En ese momento hace su aparición pública el Dr. Javier Soteldo, Médico Cirujano especialista en oncología, Vicepresidente de la Sociedad Anticancerosa, asesor médico de la Embajada, y profesional de amplia y reconocida trayectoria y muy bien relacionado con la comunidad italiana, dados sus años de residencia y estudios en Italia.

El Dr. Soteldo –a quien también entrevisté largamente- presentó un proyecto de salud con un sistema provisional y semiprivado de atención a los nacionales italianos denominado www.saluditalia.com   website donde el lector podrá encontrar mayores detalles.

 

 

UN NUEVO  CÓNSUL. ASES BAJO LA MANGA. Y… ¡EL HOSPITAL ITALIANO!

 

e Julio 2020, con largos ocho meses sin definiciones ni prestación regular de servicios de salud, ni auxilio fuera de la consabida figura oficial de “situación de indigencia” exigida por la *OASCI, la situación se volvía insostenible. 

Los connacionales protestaron por todas las vías: por escrito, por las redes, de forma individual o grupalmente. Varios representantes de partidos políticos de Italia intervinieron. El desagrado era cada vez mayor y más frecuente. Las personas reclamaban que les prestaran atención de inmediato.

 

Con ese panorama, en plena “cuarentena radical” impuesta de nuevo por el gobierno venezolano, el 8 de julio entrevisté al Sr. Nicola Occhipinti, nuevo Cónsul General de Italia.

 

Decidimos hacer la entrevista al “modo antiguo”, conversando, haciendo anotaciones y sin grabaciones. Ambos nos comprometimos al apego estricto de lo conversado.  El Cónsul Occhipinti, conversador, amigable y de español fluido, conocedor del oficio e hijo de diplomáticos, proviene del Consulado en Brasil. También estuvo en Argentina y otros países. Hablamos mucho y de varios temas. Todo lo conversado está, de soporte, en mi libreta de apuntes.

 

Si bien es cierto que Occhipinti fue más amplio en el tratamiento de los temas previstos por la falta de atención a los italianos en Venezuela, mantuvo las líneas maestras explicadas por el Embajador Vigo. Hizo declaraciones de principios: “debemos atender y auxiliar a los connacionales que estén pasando necesidades”. “Reconozco que hubo algunas fallas tanto nuestras pero también y especialmente por parte de *BOMsa”; “este consulado prestará atención a todos aquellos que lo requieran y se registren bajo el formato de la *OASCI, aun en los casos de Covid19”, etc.

 

Volvió a aparecer el “Estado de indigencia” (personas que no tienen recursos para comer) como norma rectora que permitiría las acciones consecuentes de soporte y ayuda del Consulado Italiano.

 

Explicó que él mismo había firmado el 25 de junio,  a escasos días de haber asumido el cargo, un plan de asistencia “gratuita” para la comunidad italiana denominado “Salud Italia” que presentó el Dr. Javier Soteldo.  Insistió que se auxiliaría a todos quienes hicieran la solicitud mediante la página web del Consulado:  https://conscaracas.esteri.it/Consolato_Caracas/it  pero que quienes aspiraran a tales ayudas debían justificarlas. Razonó que “muchos italianos –muy avispados- no requerían de ayudas pero aprovecharon la ausencia de controles anteriores y eso hizo que se asignasen recursos para quienes no los necesitaban, en detrimento de todos los demás”.

 

Recalcó que el plan del “Hospital Italiano” se mantenía, aunque amplió el concepto y el alcance del mismo: se trataba de lograr que un grupo de empresarios y/o filántropos italianos (“ya tengo algunas propuestas de ellos”) aportasen los fondos necesarios para hacerlo realidad, ya mediante la compra de una edificación adecuada existente o la construcción de una nueva. Ellos serían “los fundadores”.

 

Dijo que el hospital prestaría sus servicios a todos los italianos, con modalidades tanto de pago como de planes especiales. También a otras nacionalidades, inclusive a población local, siempre bajo acuerdos específicos de intercambio con los países interesados.

 

Adicionalmente expresó que una de sus misiones era digitalizar toda la información de los italianos en el país así como  actualizar la data que dispone el consulado sobre sus nacionales: “estamos rezagados terriblemente en eso”, así como en el aspecto de modernizar todos los servicios consulares, eliminando las esperas, evitando intermediarios y solucionando los problemas sobre la marcha para lograr la eficiencia requerida por la Comunidad Italiana en Venezuela.

 

No mucho más.

 

LAS CONCLUSIONES

LA ASISTENCIA DE SALUD A LA COMUNIDAD ITALIANA y “EL ESTADO DE INDIGENCIA”.

·         Unos 1.100 pacientes documentados y aprobados por la *OASCI dejaron de recibir asistencia médica real desde enero 2020.  El Consulado italiano, a sabiendas, no tomó acciones –ni siquiera provisionales- para atender a los pacientes mientras se implementaba otro sistema.

 

·         El Hospital Italiano es un proyecto escasamente definido sin mayores concreciones ni estudios de fondo. Bajo las actuales condiciones debe ser analizado en sus alcances y  conveniencia. De hacerse, debe ser explicado amplia y transparentemente a la comunidad.

 

·         Las medicinas se entregaban mediante un convenio distinto al de salud y bajo el control directo del Consulado con las instituciones internacionales donantes por medio de registros telefónicos y con récipe, cantidad y nombre de los beneficiarios. Dicho servicio, por razones desconocidas, dejó de prestarse en enero 2020 y recién se recomenzó a partir de junio 2020, a media marcha. Casi 7 meses más tarde.

 

·         El Estado Italiano por intermedio de La Farnesina, dejó de prestar estos servicios generales de salud mediante una acción planificada y deliberada, amparado en normas internas y decisiones políticas.

La asistencia consular solo se activa “conditio  sinequa” mediante una declaración voluntaria de “Estado de indigencia” por parte del solicitante. Los  documentos a presentar – más de 45 requisitos obligatorios- deben ser firmados y entregados por usuarios y familiares en la oficina de Asistencia Social del Consulado.

 

A todo efecto, la prestación de servicios de salud pasaría a ser una concesión discrecional de la oficina consular y de sus funcionarios, dependiendo de consideraciones aleatorias no explicadas suficientemente.

 

La documentación a ser presentada es ridículamente larga, inútil y limitante además de engorrosa y poco equilibrada para una situación de híper inflación como la venezolana.

Las condiciones socio económicas de pobreza generalizada, tomando en consideración que el sueldo mínimo promedio venezolano no supera los US$4,00 mensuales y la canasta básica alimentaria para una persona rebasa los US$ 35,00 por mes.

Además, los servicios de salud privados, al igual que los medicamentos son extremadamente caros y agravados por la preminencia del COVID19 mas las medidas de confinamiento.

 

EN RESUMEN

La sensación general actual de los italianos en Venezuela es de desamparo por parte de su país de origen y de los funcionarios encargados de gestionar los recursos que se asignan desde la Farnesina. La conclusión final es que el Consulado General de Italia, la Embajada y demás delegaciones oficiales deben revisar con urgencia –y tomar decisiones acordes y  rápidas- sobre el estado general de la situación de la Comunidad Italiana en Venezuela.

 

 

RECOMENDACIONES DE BUENA FE.

Italia, Venezuela y todos los países del mundo –incluyendo aquellos ultras desarrollados- pasan por una pandemia inédita e imprevisible, sin cura eficaz hasta ahora: el Covid19.

Tal situación afecta hoy a todas las personas, ricas o pobres, alrededor del mundo, con impacto atroz sobre la salud, la economía y la generación de ingresos adecuados.

La Comunidad Italiana residente en Venezuela está muy afectada debido a las difíciles condiciones políticas, económicas, sanitarias y de ausencia de servicios básicos por las que atraviesa el país. La encuesta ENCOVI desarrollada por tres importantes universidades nacionales indica que más del 80% de la población está en estado de pobreza y más del 50% en condiciones muy delicadas.

Con base en lo dicho, mi recomendación de buena fe es que tanto la Embajada como el Consulado Italiano en Venezuela haga abstracción de sus planes originarios (elaborados entre 2018/2019 sin pandemia COVID19 en el horizonte) y se dedique con profundidad, ponderación y planes coherentes a prestar soporte y apoyo necesario para  toda la Comunidad Italiana en el país, según sus estados de necesidad. Sin tanto papeleo inútil, con análisis certeros, concretos, rápidos y transparentes. Para ello tienen los recursos, los asesores, los conocimientos y los métodos.

He observado de primera mano la buena disposición y profundo respeto hacia los connacionales por parte de la mayoría del cuerpo diplomático italiano en Venezuela.

Sólo falta entender que estos son tiempos distintos y que hay que actuar rápida y diligentemente.

Yo me pongo a disposición.

 

Carmelo Casale

Periodista.